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Cia Ferrara: rischio in agricoltura sempre più a carico delle aziende

Come faranno le aziende agricole a difendersi dai fenomeni climatici estremi con sostegni incerti e assicurazioni agricole dai costi proibitivi? È la domanda che, soprattutto da qualche giorno, preoccupa e indigna le aziende agricole alla luce di due recenti fatti legati alla gestione del rischio in agricoltura: il mancato pagamento da parte del Fondo mutualistico Agricat dei risarcimenti per i danni del 2023 e la richiesta di ridare la quota delle assicurazioni agricole agevolate – passate dal 70 al 52% – in maniera retroattiva, quindi a partire dal 2022.

In questi giorni le associazioni agricole, compresa Cia-Agricoltori Italiani Emilia-Romagna insieme alla Regione si sono mobilitate, ma al momento la situazione rimane molto grave e viene percepita come una vera e propria “presa in giro”, visto che le aziende hanno attraversato anni di crisi a reddito zero e ora non solo si negano i risarcimenti, ma si chiede anche di ridare indietro i contributi passati.

“La situazione – commenta il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara, Stefano Calderoni – appare surreale perché si chiede alle aziende di assumersi quasi totalmente il rischio in agricoltura. Da un lato, come ormai sappiamo dalle molte proteste uscite anche a mezzo stampa in questi giorni, vengono negati i risarcimenti che fanno parte di Agricat, il fondo mutualistico nazionale che copre i danni alle produzioni agricole causati da eventi atmosferici calamitosi, che sono gli agricoltori stessi ad alimentare, rinunciando al 3% dei contributi Pac. In sostanza si negano alle aziende i loro stessi soldi. Cia Ferrara aveva fin da subito sottolineato l’inefficacia di questo strumento e purtroppo la realtà ha confermato le nostre più cupe previsioni. Più o meno negli stessi giorni dell’arrivo delle comunicazioni che negavano o limitavano i risarcimenti per i danni da calamità – sottolinea il presidente di Cia Ferrara – sono arrivate le richieste di pagamento relative alle assicurazioni agricole agevolate. Ricordo che gli agricoltori era stata concessa un’agevolazione del 70% per la stipula di strumenti assicurativi ma questa aliquota era stata poi rivista e ridotta al 52% nel 2024. Solo che la norma è retroattiva e dunque ora si chiede alle aziende la differenza tra il 70 e il 52 a partire dal 2022, andando a incidere ulteriormente sui redditi dei produttori dopo tre annate disastrose. In questo contesto viene da chiedersi, davvero, cosa intende fare la politica che da un lato afferma di puntare sul nostro agroalimentare e dall’altro toglie costantemente risorse e sostegni. Perché una cosa è certa: gli agricoltori sono imprenditori competenti e capaci di innovazione ma non possono difendere colture e produttività da soli, semplicemente perché la variabile climatica è un fattore che pesa ormai in maniera decisiva sul settore agricolo. In questo contesto le aziende non riusciranno più ad assicurarsi, mettendo a rischio la loro tenuta economica e soprattutto quella della produzione di cibo. Non si può lasciare – conclude Calderoni – che le aziende affrontino sfide enormi senza certezze perché è una strada che porterà a un unico risultato: la continua contrazione produttiva e la fine di un settore chiave per l’economia del nostro territorio e dell’intero Paese”.

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