Bene le proposte di modifica alla Pac, ma bisogna fare in fretta
Le semine di mais, sorgo e soia sono alle porte e gli agricoltori stanno aspettando per capire se le modifiche alla PAC (Politica Agricola Comune) – il sistema di contributi europei che sostengono la produzione agricola – proposte dalla Commissione Europea diventeranno effettive in tempo, “liberandoli” da alcuni vincoli come il 4% di superficie da lasciare incolta e la rotazione colturale. L’Europa ha accolto sicuramente alcune richieste fortemente volute anche da Cia-Agricoltori Italiani.
Ora, però, il nuovo Regolamento, che prevede anche semplificazione della Pac e una valorizzazione della produzione agricola lungo le filiere, dovrà essere sottoposto all’approvazione del Consiglio e del Parlamento Europeo, per poi passare agli Stati membri dell’Unione per l’applicazione. Un iter che troppo lungo perché sia possibile applicare le nuove norme già da quest’anno, come spiega il presidente di Cia Ferrara, Stefano Calderoni.
“La nostra associazione è soddisfatta perché sembra che l’Europa abbia finalmente compreso che un sistema di incentivazione alla produzione di cibo, in un contesto di carenza a livello mondiale, non può diventare un ostacolo per le aziende agricole. Bene che si sia tornati indietro su alcune regole “ideologiche” e francamente inapplicabili da aziende che hanno già difficoltà a fare reddito: l’obbligo di destinare una percentuale del 4% a superfici non produttive; la rotazione colturale “forzata” che è stata sostituita dalla diversificazione colturale; l’esenzione dai controlli sulla condizionalità, cioè i requisiti necessari per ottenere i contributi, per le piccole aziende sotto i dieci ettari di superfice. Sicuramente interessante – continua Calderoni – anche dare agli Stati più discrezionalità e la possibilità di esenzioni in situazioni particolari, dove ci siano ad esempio danni da predatori o specie invasive, come sicuramente succede sul nostro territorio. Nulla da eccepire, dunque, sulle modifiche che finalmente sono state accolte, ma il problema sono le tempistiche. Parliamo di un nuovo Regolamento sulla PAC che dovrà passare da un Parlamento europeo sostanzialmente “dimissionario” e poi dovrà comunque essere recepito dall’Italia. Rischiamo di perdere moltissimo tempo che non abbiamo, perché molte decisioni colturali sono già state prese, senza possibilità di tornare indietro. Rimane una speranza, molto esigua, per le semine primaverili ma bisogna fare davvero in fretta perché gli agricoltori non possono fermarsi ad aspettare un’approvazione che richiede lunghi percorsi legislativi e burocratici. La sensazione è, come sempre, che ci sia un forte distacco tra chi ha l’onere di decidere i regolamenti e gli agricoltori che si trovano a doverli applicare in campo, tutti i giorni, e finiscono per essere l’unico anello delle filiere a sopportarne le conseguenze produttive e reddituali”.